
Cosa chiedere agli insegnanti dei nostri figli?
Il sistema di istruzione è il principale strumento che la società si è data per preparare le nuove generazioni ad affrontare e gestire la loro esistenza.
Se la società cambia, in un continuo ciclo di trasformazioni costanti, devono cambiare anche le strategie e gli strumenti che la scuola deve fornire ai suoi alunni/studenti perché siano formati ad esercitare un certo grado di controllo positivo sul mondo.
Chissà quante volte abbiamo sentito parlare di “abilità”, “competenze” e “skills”, che i nostri figli devono acquisire per riuscire a garantirsi una soddisfacente qualità della vita. L’Europa, l’OMS e la nostra stessa legge, le elencano, classificano e illustrano in modo preciso e dettagliato.
Si parla ad esempio di “Competenze Chiave”, come imparare ad imparare, iniziativa imprenditorialità, consapevolezza, cultura; oppure di “Competenze di Cittadinanza” come progettare, comunicare, collaborare … Per passare alle Life skills definite dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, tra le quali troviamo la gestione delle emozioni, il problem solving, il senso critico …
Il contesto sociale richiede a noi, ma sempre più ai nostri figli, di essere capaci di muoversi nella complessità.
Non basta più la semplice conoscenza di informazioni, ma diviene cruciale capire come usare queste informazioni, adattandole alla complessità della realtà.
La domanda quindi è?
La scuola è in grado di formare queste abilità e competenze?
In passato la scuola selezionava i saperi che riteneva fondamentali per i suoi studenti e definiva un elenco di contenuti che venivano spiegati dall’insegnante.
Il lavoro dello studente era quello di impararli, memorizzarli ed esibirli in un contesto formale che l’insegnante avrebbe valutato.
La metafora di ciò che la scuola doveva adempiere era quella di fornire “il bagaglio di conoscenze” come patrimonio per tutta la vita.
Tuttavia questo modello non è più funzionale!
La società non è più né stabile né prevedibile, piuttosto è multiculturale, fluida e mutevole. I punti di riferimento non sono più univoci. Il progresso ad esponenzialità geometrica in campo scientifico e tecnologico e la nuova composizione sociale rendono le conoscenze e i valori di riferimento volatili, spesso obsoleti in pochi anni.
Ecco quindi, che diventa cruciale l’acquisizione di abilità utili a garantire elevati livelli di resilienza. Si tratta, lo ripetiamo, di formare abilità utili a fronteggiare la complessità e gestire l’interdipendenza delle relazioni.
La scuola dovrebbe essere quindi il luogo privilegiato dell’empowerment dell’individuo.
Per formare queste competenze, si rende necessario che i docenti si facciano carico di sviluppare le abilità di apprendimento dei loro studenti, e non solo di verificare gli apprendimenti.
Nella scuola tradizionale apprendere e memorizzare è un compito/responsabilità dello studente, realizzato da ciascuno secondo il proprio patrimonio cognitivo e il proprio contesto socio-culturale. All’insegnante è affidata la responsabilità di insegnare e valutare, allo studente quella di apprendere e memorizzare.
Nella scuola delle competenze invece la responsabilità dell’apprendimento è condivisa e l’insegnante si fa parzialmente carico dell’apprendimento lavorando sui prerequisiti propedeutici allo sviluppo della competenza “imparare ad imparare”.
L’accumulo di conoscenze non può più essere l’obiettivo, è piuttosto lo strumento per l’acquisizione e lo sviluppo del senso critico, delle abilità intrapersonali e interpersonali, o di problem solving …
Quindi ripropongo la domanda: cosa dovremmo chiedere agli insegnanti dei nostri figli?
Dott.ssa Maria Michela Sebastiani, pedagogista
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